La storia
dello Shiatsu

Franceschino Castellaccio, Presidente C.O.S.

La storia dello Shiatsu

Lo Shiatsu è una tecnica manuale basata sulle pressioni portate con i palmi delle mani, i pollici, i gomiti e, in taluni stili, con nocche, ginocchia e piedi; nasce dall’evoluzione di forme di manipolazione e massaggio della tradizione orientale.
Si differenzia da queste forme (questo è il motivo per cui non è corretto definirlo massaggio) perché si è caratterizzato, alla sua nascita, per la staticità della pressione che entra perpendicolarmente alla superficie del corpo trattata.

L’origine dello shiatsu
In Giappone, la medicina tradizionale prende il nome di Kampo o “il modo cinese” di mantenere e ripristinare la salute. Si ritiene che la matrice originaria provenga dall’India. Le conoscenze portate all’est da viaggiatori e monaci buddisti hanno seguito due percorsi diversi: uno verso la Birmania, la Cambogia, il Laos e la Thailandia, dove sono arrivate pressoché immutate rispetto alle originarie; l’altro, invece, dalla parte opposta, verso nord, attraverso i regni himalayani, fino in Cina.
Influenzato dal Taoismo e dal Confucianesimo, questo insieme di conoscenze ha subito profonde mutazioni, fino a diventare un’altra cosa.
Il pensiero medico cinese ha, a propria volta, influenzato Vietnam e Corea e da qui, attorno al VII secolo, si è diffuso in Giappone subendo ulteriori trasformazioni.
Le pratiche mediche cinesi del sud si basano fondamentalmente sulla fitoterapia; quelle del nord sull’agopuntura, la moxa, la coppettazione, il Tuinà (premere sostenendo) e l’Anmo (premere e strofinare).
Il “modo cinese”, col passare del tempo, diventò il “modo giapponese”, raggiungendo il massimo della popolarità nel periodo Edo (1616-1867), quando il Giappone era chiuso agli stranieri.
Tuinà e Anmo avevano nel frattempo perso la distinzione iniziale, diventando Anma; e le tecniche venivano custodite gelosamente come proprietà familiare.
Sul finire di quel periodo, il Governo giapponese decise che l’Anma diventasse attività privilegiata per i non vedenti. Per qualche motivo, il metodo deviò dalle intenzioni del Kampo, diventando una specie di massaggio rilassante e decadde, perdendo quindi qualsiasi connotazione medica o, quanto meno, intesa al mantenimento della salute.
Con l’avvento della dinastia Meji, nel 1868, il Giappone aprì le sue frontiere e, con tale novità, arrivarono alcuni metodi occidentali di manipolazione.
Diversi esperti, stimolati dalle novità, iniziarono la rivalutazione dell’Anma, cercando di ritrovare il filo perduto e ridare perciò dignità alla loro pratica.
Scelsero la manualità dell’Anma che, oltre ad avere inequivocabilmente dimostrato la sua efficacia, più si era avvicinata alla mentalità giapponese, cioè alla pressione pura.
Agli inizi degli Anni Venti del secolo scorso, Temai Tempaku pubblica il libro Shiatsu Ho (il metodo della pressione delle dita) e da qui scaturisce la definizione di Shiatsu (pressione col dito).
Il Padre dello Shiatsu, Tokujiro Namikoshi sensei, aveva studiato il massaggio giapponese Anma e il massaggio occidentale; e, dopo diversi studi e sperimentazioni, codificò la sua tecnica, dandole una connotazione e un’identificazione ben precisa.
Lo stile Namikoshi ha, come modello culturale di riferimento, un modello strutturale ortopedico scientifico occidentale; come modello operativo utilizza una mappa basata sulla definizione originale di una serie di punti anatomo-fisiologici.
Un altro grande padre dello Shiatsu è Shitsuto Masunaga sensei, creatore dello stile della mano madre e mano figlia. Il modello culturale di riferimento a cui si ispira Masunaga è quello energetico orientale, con mediazioni fisiologico-anatomico moderne. Come modello operativo di riferimento,
abbiamo la codificazione di una mappa basata sulla riscrittura originale dei meridiani.
Nel 1955 lo Shiatsu ebbe un primo riconoscimento dal governo giapponese, ma venne riconosciuto come parte del massaggio Anma. Nel 1964 il Ministero dell’Assistenza Sociale nipponico ne codifica le caratteristiche definendolo così: ”Lo Shiatsu è un trattamento nel quale si adoperano i pollici e i palmi delle mani, allo scopo di correggere irregolarità dell’organismo, di conservare e migliorare lo stato di salute e contribuire alla cura di alcuni stati morbosi”. Lo Shiatsu, quindi, veniva riconosciuto come terapia a sé stante, indipendente dall’Anma e da altre forme di trattamento.

Lo Shiatsu in Italia

Nel nostro Paese lo Shiatsu fece la sua comparsa negli Anni Sessanta / Settanta del secolo scorso. Lo stile Namikoshi fu introdotto e diffuso da Rudy Palombini sensei che, essendo un massofisioterapista, lo portò in campo riabilitativo e, in seguito, anche nella pratica sportiva.

Lo stile Masunaga si diffuse grazie a Yuji Yahiro sensei, che, avendo avuto l’intuizione di prendere il concetto dei punti distanti (utilizzati da Masunaga), elaborò un’altra modalità di lavoro, che consisteva nel premere un punto alterato e poi andare a cercare un altro punto da mettere in contatto, in collegamento, e che avesse rispondenza sul primo.

Nasceva così la doppia pressione.

Tanti altri grandi maestri, giapponesi e non, influirono sullo Shiatsu italiano, determinando diverse modalità di insegnamento e diverse modalità operative, ispirate a questo o quello stile.

In Italia lo Shiatsu ha avuto un grandissimo sviluppo di studio e ricerca; tant’è che, in un convegno, i Maestri giapponesi dissero che se avessero voluto imparare qualcosa di nuovo sullo Shiatsu, sarebbero dovuti venire a studiare in Italia.

Comunque, a prescindere dai vari maestri e al di là delle diversificate tecniche, oltre le variegate scuole, lo Shiatsu ha un pregio enorme; un pregio di cui ancora non si conoscono appieno tutte le potenzialità, un pregio che, nella sua semplice complessità, costituisce una risposta efficace al Ben-essere della persona.

Negli Anni Novanta del Novecento lo Shiatsu ha sviluppato un percorso autonomo che ha prodotto forme originali ma, soprattutto, ha creato un nuovo spazio finalizzato allo sviluppo di uno stato di migliore vitalità e benessere e di ottimizzazione delle risorse personali, contribuendo a strutturare ed espandere un nuovo settore che attiene alla qualità della vita, della salutogenesi e si colloca al di fuori dell’universo sanitario; ma ciò non toglie che, come già sta avvenendo, non si possa collaborare. Anzi, al riguardo, ci sono degli ottimi risultati.

I benefici dello Shiatsu

Lo Shiatsu costituisce una risposta semplice, efficace e alla portata di tutti alla domanda sociale di benessere e si traduce in allentamento delle tensioni, in sensazione di calore e leggerezza, lucidità della mente, miglioramento dell’umore, maggiore energia e voglia di fare.

In sostanza, lo Shiatsu si traduce in piena espressione delle risorse vitali personali.

Franceschino Castellaccio

“Lo Shiatsu è un profondo, ampio e infinito oceano. Nella sua dimensione spirituale va al di là della coscienza, del linguaggio e delle parole. Perché all’interno di quella contiene i mondi latenti e manifesti del sentimento, del suono e delle emozioni. Le ramificazioni dei meridiani e le reti energetiche fluiscono attraverso la dimensione spirituale come ruscelli in un giardino; rispondendo al senso della vita con un tocco che si sente nell’infinita profondità del cuore.”

Calisar sensei, fondatore di Seiki Shiatsu

(traduzione di Franceschino Castellaccio)